Editorial – Mazzocchi A. (V.J.O Associated editor)
According to recent reports, 25% of the European population has tried NCM (Non Conventional Medicine) once in their life.
Germany has the highest peak (65% has tried NCM), but also in France 48% of the population uses NCM.
In Italy NCM is a recent discovery and its diffusion is circa 15% of the population. Among NCM, homeopathy is the most frequently used therapy. It seems that homeopathy popularity is increasing in those countries where there is an increased welfare and much more health care. This fact can produce a stronger interest toward less invasive therapies with less side effects. People seem to be more interested in avoiding antibiotics and anti-inflammatory drugs for children and kids who could require some minor surgery operations like teeth extraction, canines disimpaction or frenulectomy. We believe that knowing the principal homeopathic remedies is a good opportunity that permits to manage patients both with conventional and non conventional remedies. In the present issue, VJO publishes the first article on homeopathic remedies used during orthodontic therapies. We hope to stimulate readers’ attention in order to do more research on these topics. I believe that the following sentence, written more than 100 years ago, is still valid:
“Try everything and take anything good: this is and this remains the first goal of our Science. Medicine is Science of experience; it is continuous experiment and this experiment never ends. Only with experiments, discussion and opposition, the continuous and free research will be able to separate truth from falsehood, useful from useless.” (C. W. Hufeland 1830).
Homeopathic therapy during impacted canines treatment (English – Italian – Spanish)
Mazzocchi A.
Batisti D.
Abstract: 20 patients (10 male and 10 female) with a total of 29 impacted canines were operated for canine exposure between 2000 and 2002. Unilateral maxillary impacted canines were found in 11 cases; bilateral maxillary impaction in 8 cases and maxillary bilateral associated with mandibular unilateral in 1 case. Ages ranged from 13 to 17 years. Surgery was conducted by raising a mucoperiosteal flap in the palate or a partial thickness flap with apical repositioning in the vestibular area (2). Three homeopathic remedies were prescripted: Arnica Montana 30 or 7 CH, Hypericum Perforatum 7 CH and China Rubra 15 CH. Three parameters were examined: – swelling – pain – bleeding
La biocompatibilità dei materiali ortodontici: revisione della letteratura (seconda parte)
Defraia E.
Marinelli A.
Mannori G.
Abstract: Una corretta terapia ortodontica non può prescindere dalla precisa conoscenza da parte del clinico della biocompatibilità dei materiali che compongono le apparecchiature. L’ortodontista infatti deve essere pienamente consapevole delle reazioni avverse che possono essere evocate dai materiali da lui utilizzati, per poter essere in grado di attuare nei loro confronti un’opportuna opera di prevenzione e, quando necessario, di intercettamento. Tali reazioni sono in parte poco conosciute, soprattutto per quanto concerne i materiali di più recente introduzione nella pratica ortodontica e non ancora passati attraverso un’esperienza clinica prolungata. In questo studio viene condotta una rassegna della letteratura relativa alle reazioni di incompatibilità nei confronti dei materiali ortodontici. Fra questi viene riservata un’attenzione particolare alle leghe metalliche per la possibilità che esse inducano reazioni di ipersensibilità nei confronti del nichel, un componente comunemente aggiunto ai composti metallici in qualità di antiossidante. L’insorgenza di reazioni avverse ai materiali per ortodonzia è risultata molto rara, consistendo di un totale di soli 23 casi riportati dalla letteratura. Di questi, 21 erano relativi a reazioni allergiche nei confronti degli ioni nichel e cromo presenti all’interno di leghe metalliche. Il rilascio di questi ioni, con il conseguente rischio di sensibilizzazione allergica, è risultato essere dipendere da tre fattori principali costituiti da: composizione elementare della lega, finitura superficiale della superficie metallica e omogeneità strutturale dell’apparecchiatura ortodontica finita. Un appropriato controllo di questi tre fattori, da mettere in atto durante il processo di produzione industriale dei materiali ma anche da parte dell’ortodontista in corso di applicazione clinica, rappresenta il modo più idoneo ad evitare l’insorgenza di reazioni avverse.
The “Beauty” of Homo sapiens sapiens: standard canons, ethnical, geometrical and morphological facial biotypes. (second part) (English – Italian – Spanish)
Perseo G.
Abstract: i canoni di Bellezza Universale per i visi “Europídi” sono stati raccolti in alcuni libri e disseminati in un ampio numero di pubblicazioni internazionali. Li commenterò praticamente tutti, facendo uso di due famosi top-models di sesso opposto, selezionati mediante precisi criteri etnico-geometrici. Insieme, sottolineeremo gli aspetti positivi di questi canoni, ma anche i loro limiti lampanti. I rapporti relativi dei visi qui rappresentati coincidono con quelli dei canoni di Bellezza risultanti da lunghe e dispendiose ricerche antropometriche. Modelli statistici facciali di questo genere sono stati ottenuti misurando le proporzioni di centinaia d’individui scelti poiché “attraenti”. Gli operatori clinici potrebbero trarre vantaggio da questo genere di modelli, se questi fossero linee guida appropriate per le tipologie facciali dei pazienti osservati ogni giorno. I canoni internazionali rappresentano un punto di riferimento, in realtà, soddisfacente per alcune tipologie facciali, ma pure una sorta d’approssimazione confinata nei limiti dei looks etnici europídi dal viso ovale, o comunque, dal terzo facciale inferiore trasversalmente più stretto di quello medio e superiore. Non esistendo immagini adeguate alla raffigurazione dei canoni (tramite i disegni da me offerti, otterrete gli elementi per interpretarli adeguatamente), molti operatori si rifiutano di fare riferimento a questo genere di linee guida; altri operatori, d’altra parte, ne fanno un uso meticoloso poiché risultano da ricerche estremamente scrupolose. Io ritengo che i visi selezionati per queste indagini avessero tutti forma di viso ovale oppure mostrassero, in gran numero, terzo facciale inferiore più stretto di quello superiore. Se i visi fossero stati scelti invece riferendosi al tipo d’armonia esistente tra singole componenti facciali e peculiarità geometriche del viso, oggi avremmo modelli universali per più tipologie facciali. In successive pubblicazioni mi occuperò, finalmente, di quest’ultimo punto. E tramite loro, arriverò a standardizzare altri visi di top-models contemporanei/ee, perché si configurino come riferimento ideale per le variabili tipologie facciali alle quali poter ricondurre i nostri pazienti. La ricerca più all’avanguardia in questo settore, per illustrare i canoni di Bellezza, non si è sempre servita d’immagini eleganti e proporzionate. La domanda che mi pongo è questa: “Perché non dovrebbe essere lecito descrivere questi canoni (come pure quelli per altre tipologie), rifacendoci direttamente a fotografie reali prese dalle riviste di moda? In questo lavoro, relativamente a parecchie proporzioni facciali, ho potuto mettere in evidenza un coefficiente di dimorfismo sessuale pari al 97,5% ± 1.